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Angelo Crespi

il meta-realismo di Rolfi

C’è molto della metafisica storica nell’opera di Claudio Rolfi e sono palesi i maestri a cui si ispira, De Chirico, Casorati e Carrà; c’è però anche quel tentativo, della seconda metafisica, di adeguarsi pur rimanendo sé stessa, alla contemporaneità stretta che lo accomuna in qualche modo ai più storicizzati per anagrafe Fabrizio Clerici, Claudio Bonichi, Gianfranco Ferroni, o anche ai sui quasi-pari-età Nunziante e Giuseppe Modica.C’è inoltre, la sapienza del realismo che gli fa prediligere, da ultimo, scorci di periferie urbane alla Sironi, un realismo cosiddetto “sintetico” che per certi versi ricorda la rarefazione e il non finito di un coetaneo come Giorgio Ortona, o di un più giovane Bernardo Siciliano che ha smesso di essere tout court un realista.Segni, questi, utili per indicare quanto sia profondo il legame di Rolfi con la storia dell’arte italiana del passato, e quanto affilato il contributo che sta apportando con fiducia e maestria alla ridefinizione di una vasta categoria della pittura presente, arte del fare, di nuovo in auge, anche nelle aste e sul mercato, dopo anni di vuoti concettualismi. Opere di trasognante  bellezza, quelle di Rolfi, meta-realistiche, in cui la nostalgia del mondo si fa denso tratto, frutto di uno stile assolutamente personale che non cede.

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